EMANUELA MUSSO è docente di psicologia presso l’I.P.S.I.A. “Castigliano” di Asti. Ha partecipato come Expert per il mestiere di Operatore Socio-Sanitario all’ultima edizione dei Campionati Regionali WorldSkills Piemonte 2015. Accompagnerà il #teamPiemonte ai WorldSkills Italy 2016 di Bolzano ed il #teamItaly agli EuroSkills 2016 di Goteborg. Le abbiamo fatto qualche domanda per capire come si stanno preparando le nostre Competitor, ma anche per comprendere meglio il lavoro dell’O.S.S. e che cosa vuol dire essere Expert ai WorldSkills.
Buongiorno Emanuela, come va? Irene e Benedetta si stanno preparando per le competizioni di settembre e dicembre, che sensazioni hai a riguardo?
Le ragazze le sto monitorando sia da un punto di vista di conoscenze teoriche sia sullo sviluppo di abilità più professionalizzanti. Stanno svolgendo proprio adesso delle attività di stage, sia nelle strutture sociosanitarie [case di cura, ospedali, strutture per diversamente abili, ndr], sia con personale specifico infermieristico che mi ha dato la disponibilità.
Rispetto a quando hai iniziato, che cosa trovi che sia cambiato di più, per il mestiere dell’Operatore Socio-Sanitario?
Innanzitutto considera che una volta questa professione… Non c’era! E poi le richieste sono sempre più specifiche. Stamattina parlavo con un responsabile delle case di riposo, mi diceva che accanto ad abilità un po’ più esecutive occorre riuscire a trovare anche capacità relazionali e comunicative con persone che hanno delle patologie molto difficili e problematiche particolari: Alzheimer, demenze… Vi è una multifattorialità nelle competenze da acquisire.
Secondo te in generale, che cosa ci vuole per diventare un vero professionista e cosa consiglieresti ai ragazzi e alle ragazze che vogliono approcciarsi a questo mestiere?
Sicuramente molta pazienza, comprensione, buone capacità relazionali, la voglia di mettersi in gioco e di trovare nuove strategie da usare nella relazione con gli utenti.
C’è della creatività, anche in questa professione? Ogni paziente è diverso.
La creatività secondo me sta nel coltivare la relazione con il singolo, ma anche nuove soluzioni educative e relazionali con le persone anziane. Trovare e creare ambienti piacevoli e stimolanti sia per le persone, sia per i lavoratori stessi, è un obbiettivo sul quale dobbiamo ancora lavorare. Io sono stata in una scuola danese, che partecipa tra l’altro ai WorldSkills. Ho visto che l’utilizzo delle tecnologie a favore sia dell’utente, sia dell’operatore che ci lavora, è un fattore importante per il benessere di entrambi.
Tu sei stata Expert ai Campionati Regionali WorldSkills Piemonte 2015, ora parteciperai ai WorldSkills Italy 2016 ed agli Euroskills. Di certo è una bella responsabilità, giudicare l’operato dei Competitor. Per voi, nella veste di giudici, qual è la parte più impegnativa?
La difficoltà maggiore, e l’abbiamo già sperimentato, è capire quanto la normativa regionale o a livello europeo, nazionale, portino a sviluppare determinate pratiche, e quindi valutare in modo oggettivo la qualità dell’operato.
Da Paese a Paese le prassi cambiano?
Non c’è un’uniformità, bisogna conoscere molto bene i propri parametri e confrontarsi sulle diversità. Un caso banale: il lavarsi le mani. Quando sono andata in Danimarca abbiamo notato questo, loro si lavano prima le mani e poi se le disinfettano, noi facciamo in modo diverso, usiamo un prodotto che è già disinfettante. Un ragazzo che però è stato addestrato secondo un protocollo regionale o nazionale, non si pone il problema. Siamo noi che dobbiamo capire qual è la pratica corretta e quindi valutare l’azione.
Sembrano dettagli, ma tutto ha un peso nel punteggio finale.
Nella valutazione uno dei parametri è “Ho usato troppo materiale?”. Magari c’è una struttura o un Paese che insegna a cambiarsi i guanti 5 volte e in altri Paesi lavorano in un’ottica di economicità. Trovare il giusto equilibrio non è facile.
A livello generale, qual è il contributo più grande che WorldSkills come organizzazione, anche attraverso la Regione Piemonte e l’Agenzia Piemonte Lavoro, può dare?
Puntare all’eccellenza e confrontarsi con altri per mirare, nel proprio lavoro, a raggiungere i risultati migliori per il sistema, sia a livello individuale, sia di società e strutture di lavoro.
Attimi prima della gara, se un Competitor è in crisi, come lo si può aiutare a ritrovare la concentrazione?
Sicuramente incoraggiandolo a fare come ha sempre fatto nelle ultime volte, rassicurarlo sul fatto che ha lavorato sempre bene, che il percorso di formazione c’è stato e quindi tranquillizzarlo rispetto alla capacità che il ragazzo ha di fare quello che gli verrà richiesto. Una forte stretta di mano e una pacca sulla spalla e direi “Sei grande e comunque vada sarà un successo!”.
Noi facciamo un grande in bocca al lupo a loro e a voi, perché tutti devono essere incoraggiati!
Complimenti a voi, noi siamo nel pieno del lavoro, mentre facevi l’intervista ho già ricevuto un messaggio… Speriamo di non sfigurare! Siamo modesti.
Siamo certi che non accadrà! Grazie, Emanuela.
Grazie a voi!